Oggi 22 novembre si festeggia la giornata Nazionale del Libano e ho partecipato al ricevimento organizzato da Walid Haidar Console Generale del Libano e Decano del Corpo Consolare di Milano.
“Preparati, domani devi raggiungerci a Beirut voglio che tu veda una villa dove farò la Conti Confetteria”. Quando mia sorella si mette in testa qualcosa siamo spacciati, ma devo ringraziarla perchè mi ha dato l’opportunità di conoscere questa bellissima città.
Già dall’aereo Beirut appare incredibile: una grande città adagiata su una spiaggia candida ed un mare turchese e alle spalle un dolce territorio collinare ricco di vegetazione. Nell’antichità le foreste di cedro del Libano coprivano ampie fasce di territorio e costituivano una fonte di ricchezza per i fenici che ne esportavano il legname estremamente pregiato e profumato. Pensate solo che l’edificio originario del tempio di Salomone a Gerusalemme fu costruito con questo legno, così come diversi sarcofagi scoperti in Egitto. Beirut, crocevia di tre continenti Asia, Africa e Europa, è una capitale unica al mondo. Considerata negli anni sessanta la Parigi del Medio Oriente quando le star internazionali arrivavano con splendidi yacht per folleggiare tutta la notte nei suoi alberghi sul lungomare, rappresenta oggi il trionfo della rinascita sulla distruzione; la ricostruzione del quartiere centrale, infatti, è stata una delle principali sfide che il governo ha dovuto affrontare dopo la guerra civile. Beirut è anche il simbolo di mille contraddizioni. Se si passeggia nei quartieri più animati, Beirut sembra cogliere l’attimo, si vive senza un domani, ma con grande ottimismo, se invece si cammina lungo la tristemente famosa Linea Verde, che divideva la città mussulmana da quella cristiana ai tempi della disastrosa guerra civile che squassò il Paese dal 1975 al 1990, la città appare come un luogo di tristi memorie. Se per alcuni Beirut è pericolosa per altri è sinonimo di libertà. Per gli armeni significa la salvezza, per gli ebrei la paura. Gli abitanti di Beirut sono fieri, con un forte orgoglio nazionale ed un irrefrenabile ottimismo, adorano la loro cucina in tutte le forme e questo vi darà modo di assaggiare qualche piatto delizioso in qualsiasi punto della città vi troviate, e hanno un vero e proprio rito per il caffè che deve essere “nero come l’inferno, forte come la morte e dolce come l’amore”. Insomma, nonostante la situazione politica sia sempre sull’orlo del baratro e costringa a vivere in condizioni di continua precarietà, Beirut con i molti luoghi che raccontano la sua storia millenaria, i grandi musei, le Università internazionali, le diciotto confessioni religiose, è una capitale ospitalissima, viva, attiva e ricca di energia. Ne rimarrete incantati.