Il 17 gennaio alle 15.30 alla Società Umanitaria riprendono gli appuntamenti con Libri & Caffè, attività a cui tengo particolarmente e che seguo da anni. I cari amici Daniela Pizzagalli e Mauro Cerana ci illustreranno e parleranno del romanzo “Storia della pioggia” di Niall Williams (Neri Pozza, 2015).
Al termine dell’incontro saranno offerti i biscotti prodotti da “La Casa del Pane 1921” con un caffè fumante e sarà anche un modo di stare un po’ insieme oltre al conoscere aneddoti e curiosità sul testo.
Ruth Swain, viso affilato, labbra sottili, pelle pallida incapace di abbronzarsi, lettrice di quasi tutti i romanzi del diciannovesimo secolo, figlia di poeta giace a letto, in una mansarda sotto la pioggia, “al margine – come lei dice – tra questo e l’altro mondo”. Un giorno è svenuta al college, e da allora, malata, trascorre le sue ore in compagnia dei libri ereditati dal padre, attraverso i quali si avventura su sentieri sconosciuti, vive vite altrui piene di amori e passioni travolgenti, apprende cose che pochi sanno.
Quando si è costretti tra le pareti della propria stanza, è bello scivolare dentro altre storie. É è bello, soprattutto, ripercorrere il sentiero della storia della propria famiglia, scavare tra i secoli, tra reverendi bizzarri e un vasto assortimento di eccentrici irlandesi, per scoprire il fardello dell’ambizione smisurata degli Swain: l’ossessione di un mondo migliore dove Dio possa correggere i propri errori e gli uomini e le donne possano vivere la seconda stesura della Creazione, liberi dal dolore.
Mentre la pioggia batte sul tetto, Ruth rovista, legge e raduna attorno a sé tutto quello che può: la vecchia edizione arancione di Moby Dick, la copia di Ragione e sentimento con il ritratto di Jane con la cuffietta in testa, le memorie del Reverendo, il bisnonno, gli appunti di Abraham, il nonno, che anziché abbracciare la chiamata del Signore abbracciò quella della pesca al salmone, i quaderni da bambino su cui Virgil, figlio di Abraham e suo amato genitore, annotava con la matita le sue poesie. Storie che, come tutte le storie, si leggono per scacciare il male di vivere o, come nel caso di Ruth, per mantenersi ancora “al margine tra questo e l’altro mondo”.