Gianluigi Nuzzi è stato ospite alla Società Umanitaria e ho avuto modo di farle alcune domande.
1. Il titolo del suo libro richiama a un giudizio categorico, senza appello. Sembra che i mali della Chiesa siano in qualche modo inestirpabili e siano ormai diventati parte della sua stessa struttura. Crede davvero che non sarà mai possibile estirparli, nemmeno in futuro, nemmeno perseverando con inchieste come la sua per far emergere la verità?
I mercanti hanno sempre dimorato nel Tempio e – come diceva qualcuno – “la Chiesa sopravvive persino a certi sacerdoti e cardinali”, il problema è capire se in un’epoca in cui la Fede è in crisi, come ripeteva spesso Benedetto XVI, questi mali non possano accelerare il declino. Credo che l’opera di cambiamento sarà portata avanti con progressivi miglioramente ma, anche qui, è da capire se ciò avverrà per tempo.
2. Tra i vari filoni sviluppati nel libro, quale storia l’ha impressionato di più e colpito a livello umano?
Il coraggio di tante persone perbene che nell’anonimato rischiano e si espongono pur di far emergere quanto svelato in “Peccato Originale”.
3. Il suo libro invita molto a riflettere sulla necessità di cambiamento e discontinuità da un lato e dall’altro il desiderio di creare unità e continuità, un aspetto quest’ultimo che certamente ha un ruolo chiave nelle vicende della Chiesa. Dove crede sia il punto di equilibrio tra il bisogno di innovare un’Istituzione e quello di preservare continuità e armonia?
E’ una domanda da rivolgere a un uomo di Chiesa, a un pastore ma non credo che le due tendenze siano in antinomia.
4. Crede che le responsabilità dei mali della Chiesa siano da attribuire più a dei singoli individui e alle le loro specifiche azioni o siano piuttosto un male “corale”, che deriva da un sistema che sopporta e permette tutto questo?
Le responsabilità sono sempre individuali, chi si rifugia attribuendo a un indeterminato “sistema” le responsabilità nega la capacità di scelta e quindi l’esistenza dell’uomo.
5. Fino a che punto Papa Francesco riuscirà secondo lei a portare avanti delle riforme strutturali, in continuità con l’operato di Papa Benedetto XVI?
Questo pontificato non porterà a termine le attese riforme, ha fatto diversi passi avanti che vediamo, ma bisogna attendere la conclusione per poter avere precisa contezza quanti sono quelli fatti indietro.