La violenza contro le donne è un problema europeo, non c’è più tempo di aspettare
L’impegno della Società Umanitaria nei confronti delle donne risale ai tempi della sua fondazione quando, a cavallo tra ‘800 e ‘900, seppe intessere una fitta rete di rapporti e avvalersi della collaborazione di quelle donne che, costituivano l’avanguardia del movimento per l’emancipazione a livello milanese e nazionale come Linda Malnati, Alessandrina Ravizza, Anna Kuliscioff, Ersilia Bronzini.
La straordinaria modernità dell’azione della Società Umanitaria anche in questo campo, non è stata l’adozione di iniziative per “recuperare” donne e bambine che avevano subito violenza fisica, perché già esistevano istituti , per la maggior parte di stampo confessionale che si occupavano dell’assistenza e beneficenza nei confronti di donne maltrattate. Certo contribuì alla creazione nel 1902 dell’Asilo Mariuccia che aveva come scopo il ricovero nella propria struttura delle donne che avevano subito violenza; creò il Comitato Milanese Contro la Tratta delle Bianche che cercava di lenire il fenomeno della prostituzione, spesso minorile, all’epoca ampiamente presente nel capoluogo lombardo. Ma alla vigilia della creazione di questo comitato, Ersilia Bronzini scrisse una lettera al marito Luigi Majno, presidente dell’Umanitaria nella quale emerge con forza una vena critica e di perplessità verso quelle iniziative di stampo lenitivo riguardanti le donne …che vorrei leggervi: “A dirti la verità, mi sono convinta che il movimento è e resterà quasi esclusivamente ideale. Si riescirà a qualche salvataggio singolo, non mai a fare qualche cosa di concreto in modo radicale e vasto perché nessuno può togliere ora subito l’origine del male… che è l’ignoranza e la miseria. Sono pappine su una piaga, tutti i rimedi escogitati dalla gente pietosa. Bisognerebbe forse nemmeno tentarli e poter raggruppare tutti i mezzi e le volontà per cambiare radicalmente le forme economiche, i metodi d’istruzione e i concetti di morale e i diritti sui quali la società si basa” (25 novembre 1901).
ECCO IO TROVO IN QUESTE PAROLE LA RADICE DELL’ATTIVITÀ DELL’UMANITARIA NEI CONFRONTI DELLE DONNE.
L’azione dell’Umanitaria non volle concentrarsi su attività puramente assistenzialistiche; non volle occuparsi del DOPO, ma lottò con forza per migliorare le condizioni della donna in modo da “prevenire” , e cambiare le SUE condizioni sociali si concentrò su un altro tipo di violenza, una violenza più complessa non soltanto fisica, ma sociale per cui la donna era storicamente soggiogata all’uomo e costantemente discriminata proprio in quanto donna.
Ecco perché l’Umanitaria decise, fin dal 1904, di aprire la Scuola Professionale Femminile con corsi serali per sarte, per ricamatrici e per lavoranti della biancheria, corsi per stireria e corsi di cucina, oltre che corsi festivi di igiene e scienza domestica.
L’impegno educativo dell’Umanitaria era finalizzato dunque non solo a fornire una professione alle donne, ma anche a garantire alla madre operaia “quelle cognizioni indispensabili intorno all’igiene domestica e infantile, alla economia domestica, oltre che nozioni elementari di legislazione sociale inerenti al diritto civile per ciò che si riferisce alla famiglia e alla legislazione scolastica, che si dimostrano sempre più indispensabili per la madre operaia la quale può difficilmente acquistare queste cognizioni nella famiglia” (ASU – Archivio Umanitaria).
La tutela della vita all’interno della famiglia operaia era di fondamentale importanza, se si pensa che all’epoca le famiglie proletarie vivevano in contesti abitativi in cui, all’angustia degli spazi e all’insalubrità degli alloggi, si aggiungeva il problema di un ambiente “moralmente malsano”. Basti pensare che molto spesso famiglie numerose, che già abitavano in un solo locale, erano costrette a coabitare con un altro nucleo famigliare o a prendere in casa degli estranei come pensionanti, creando situazioni di promiscuità che spesso degeneravano in abusi nei confronti di madri e figlie.
Ecco perché anche la costruzione dei due Quartieri Operai che la Società Umanitaria edificò in via Solari nel 1906, in occasione dell’Expo a Milano, e in viale Lombardia nel 1909, può essere considerata un intervento che ebbe risvolti positivi nei confronti del problema della violenza sulle donne. Dare alle famiglie operaie la possibilità di vivere in un contesto decoroso, offrendo loro, oltre che soluzioni abitative idonee da un punto di vista igienico (basti pensare che ogni casa aveva un proprio bagno privato, un lusso per gli operai dell’epoca), anche tutta una serie di servizi culturali e d’intrattenimento appositamente studiati per il miglioramento della vita quotidiana, per l’elevamento spirituale e per la socializzazione dei lavoratori che abitavano quegli stabili, significava, modificare concretamente (o almeno mostrare la via da perseguire) quelle che la stessa Ersilia Bronzini indicava come cause primarie e humus ideale per la prolificazione dello sfruttamento e della violenza contro le donne: l’ignoranza e la miseria. Il fatto, per esempio, che, all’interno del Quartiere Solari venne aperta, nel 1908, la prima Casa dei Bambini di Maria Montessori, altra donna straordinaria dell’Umanitaria, non può essere taciuto. Questo asilo costituiva infatti un validissimo ed innovativo rimedio contro la piaga dell’infanzia abbandonata, fornendo alle madri operaie un posto sicuro in cui lasciare i propri bambini.
L’attenzione dell’Umanitaria nei confronti delle donne non si arresta ai primi anni del ‘900, ma proseguì negli anni attraverso l’ampliamento dell’offerta formativa delle Scuole Professionali femminili, con la partecipazione e la promozione di convegni inerenti alla condizione e alla discriminazione delle donne, con la pubblicazione e la divulgazione di materiale per promuovere e diffondere un dibattito intorno ai diritti dell’uomo e della donna, L’Umanitaria continua la sua opera di informazione e ricerca dando visibilità e voce a quelle realtà che si occupano del tema come La SIOI, la LIDU l’associazione Nestore l’Associazione Sindrome di Asperger che hanno e celebrando in tutte le sue sedi la Giornata Mondiale sulla lotta alla violenza contro le donne con la promozione di convegni come quello di oggi.
Ma l’azione più efficace l’Umanitaria la svolge sul campo: in quanto Organismo di Conciliazione ha uno sportello di Mediazione gestito dall’avv. Patrizia Altomano e da me, sportello che offre anche assistenza alle donne perché la mediazione, strumento più flessibile rispetto al giudizio ordinario, mette al centro i BISOGNI DELLE PERSONE.
Non dimentichiamoci che la violenza non è solo quella fisica, ma i segni più profondi sono quelli lasciati sull’anima.
Mi auguro che le generazioni future non debbano più celebrare questo tipo di giornate….e questo sarebbe il vero progresso per tutta l’umanità e non solo per le donne.